Foto di Silvana Meneghello
Per il secondo anno consecutivo il gruppo Masci La Soca di Caldiero ha
organizzato e proposto il Pellegrinaggio al Santuario mariano della Madonna di
Monte Berico a Vicenza nei giorni 30 e 31 maggio 2015.
Tra le tante attività questa del pellegrinaggio è una
delle principali, una di quelle che ci caratterizzano di più come gruppo di
adulti scouts. Per questo nel corso dell’anno abbiamo preferito rinunciare ad
altre attività e concentrarci di più, per così dire, attorno a questa. Tante
attività di “servizio” sono per così dire periferiche. Questa invece ci sembra
far parte del nucleo. Si tratta di una delle attività che più ci caratterizzano
come gruppo. Eravamo in 23 partecipanti. Una piccola parte (5) faceva parte del
gruppo M.A.S.C.I. di Caldiero.
La maggioranza delle foto sono state scattate da Roberto Poli - Verona
C’era poi una coppia del gruppo Masci Mario Mazza di
San Michele. Gli altri erano amici e simpatizzanti. Per alcuni è stata
l’occasione di ritrovarsi, avendo partecipato ad altre edizioni di questo
pellegrinaggio (a Monte Berico lo scorso anno e alla Madonna della Corona negli
anni precedenti). Per altri è stata l’occasione di incontrarsi e conoscersi per
la prima volta.
Ogni gruppo ha bisogno di imprese per affermare una
propria identità, imprese da programmare, costruire e verificare. Chi ha
partecipato a questi due giorni di cammino si è reso conto di cosa significa
vivere un cammino come cristiani e come adulti all’interno di questa
associazione. Perché non c’è altro come la strada che possa far condividere una
vera esperienza di vita.
“Insieme abbiam
marciato un dì per strade non battute...
Insieme abbiam portato un dì lo zaino
che ci spezza.
Insieme. È il motto di fraternità.
Insieme nel bene crediam”.
Le esperienze di fatica e di sudore diventano in qualche
modo memorabili. Pensiamo alle esperienze estive: ai campi, soprattutto alle
routes. Per il nostro gruppo di adulti è stata veramente un’impresa
l’organizzazione e la realizzazione di questo pellegrinaggio.
Dal parco Baden Powell di Caldiero, sabato mattina siamo
partiti in direzione San Bonifacio e Lonigo dopo la prima, semplice proposta di
riflessione del giorno. Ci ha accompagnati un libro di meditazione e devozione
proveniente dalla tradizione delle chiese orientali: “I racconti di un pellegrino russo”. Si racconta di un povero che
si mette per strada con l’intenzione di passare la vita da pellegrino. Sono
importanti le mete che lui si prefigge di raggiungere, in particolare il centro
religioso di Irtkusk in Siberia e poi Gerusalemme, ma la sua storia ci
interessa soprattutto per la strada, gli incontri, le avventure e ancor di più per
la preghiera del cuore appresa da uno staretz (maestro religioso ortodosso) e
poi recitata incessantemente giorno e notte lungo i mesi e gli anni del suo
girovagare. Quella del pellegrino è una condizione di vita che è sempre stata
presente nella vita della chiesa. Pensiamo ai pellegrini di Santiago, di Roma,
di Gerusalemme …
Il nostro è stato un vero pellegrinaggio anche se è
durato solo due giorni. Giacché ognuno deve misurare e realizzare la forma di
pellegrinaggio adatta a lui, ai ritmi della sua vita. Tutti hanno una famiglia,
un lavoro. E la pensione diventa per le generazioni che vengono avanti sempre
di più un miraggio per pochi fortunati (almeno il fatto di goderla in una
ragionevole salute fisica).
Ci sono pellegrinaggi che durano mesi, anni, altri che si
misurano nell’arco di una o due giornate. L’importante è che il viaggio conservi
le caratteristiche del pellegrinaggio che sono un certo grado di fatica (deve
costare un po’), una meta ideale e simbolica, la possibilità di vivere qualcosa
di diverso dai ritmi di vita consueti (lavoro, famiglia, affetti …) Un momento
di stacco per poi ritornare più caricati al proprio quotidiano.
Arrivati a San Bonifacio dopo una passeggiata piacevole
perché compiuta nelle prime ore della mattinata e in mezzo alla campagna di
Caldiero e di Castelletto abbiamo fatto una piccola sosta. Al bar centrale
abbiamo preso un caffè. Ed è stato un momento che ha reso possibile una certa
forma di visibilità pubblica che è poi una forma di testimonianza. A differenza
dello scorso anno che ci ha visti passare in forma defilata dal centro, consideriamo questo particolare come un fatto
positivo. Altra sosta significativa all’antico santuario della Madonna dei
Miracoli di Lonigo con la simpatica accoglienza del parroco. Foto di rito di
tutto il gruppo sulla scalinata del maestoso duomo di Lonigo in mezzo ad una
marea di ragazzi che si riversavano sulla piazza al termine delle lezioni.
Anche in questo momento abbiamo avuto modo di sottolineare il valore della
visibilità. Che segno sarà stato per quella marea di giovani questo gruppo di
adulti di varia età, alcuni dei quali agghindati con il fazzoletto azzurro al
collo? È un po’ il valore di una “traditio”, di un trapasso di nozioni come si
dice nello scoutismo. Quella del cammino è una dimensione che appartiene
principalmente alla fase giovanile della vita. Se la si affronta da adulti è
perché ci si continua a sentire giovani dentro. Giovani o in cammino, ovvero
alla ricerca, sempre desiderosi di apprendere e di crescere. Il pellegrino sa
che non può mai considerarsi un arrivato, anche quando raggiunge la meta che si
era prefissata. Immediatamente dovrà pensare a qualcosa di nuovo da
raggiungere, da realizzare.
Nel parco della villa dei padri Pavoniani (ho scoperto
che sono quelli della casa editrice Ancora) abbiamo consumato il nostro pranzo
al sacco. Siamo poi ripartiti in direzione di Pederiva di Grancona dove siamo
giunti intorno alle 17,30. Come l’anno scorso siamo stati ospitati
dall’accogliente albergo della Lisetta. La cena abbondante è servita a
celebrare assieme le fatiche della giornata.
Al mattino ripartenza per Monte Berico, dopo un semplice
momento di riflessione e preghiera ad una chiesetta romanica dedicata a
Sant’Antonio. Anche stavolta siamo stati aiutati dal nostro amico pellegrino e
dal salmo 122. “Quale gioia quando mi
dissero: andremo alla casa del Signore” , che fa’ parte del gruppo dei
salmi dell’ascensione, ovvero del pellegrino. La seconda giornata si è
rivelata, come lo scorso anno, più faticosa sia per la fatica accumulata nella
giornata precedente, sia per il caldo. L’arrivo a Monte Berico è stato comunque
allietato dal restante gruppo del Masci che non ha potuto partecipare alla fase
del cammino in senso stretto, sono stati loro a ristorarci con un pranzo al
sacco, un pic nic, che aveva il sapore gustoso della condivisione. Altro
elemento essenziale del nostro camminare: lo stare assieme e il realizzare ogni
cosa assieme. E si può fare qualcosa solo perché altri fratelli o sorelle ci hanno sostenuto con il loro aiuto
discreto.
Alle 15.30 il
gruppo si è riunito nella chiesetta del convento dei Servi di Maria che
prestano servizio al santuario per vivere la sorpresa dell’Uscita: la celebrazione
della promessa di padre Claudio(il nostro a.e). È stato un momento molto
intenso e commovente per tutti i partecipanti. Per i membri del gruppo M.A.S.C.I
e anche per gli amici che ci accompagnavano. La promessa per lo scout è un
momento di luce a cui può far ritorno in ogni momento della sua vita, per un
adulto poi ha un significato ancora più profondo perché parte da una
consapevolezza molto maggiore della propria responsabilità. Don Claudio ci ha
ricordato alla fine il posto che ha avuto la promessa nella sua vita. C’è una promessa
fondamentale e che vale per tutti: è quella del proprio battesimo, fatto
proprio in modo consapevole con la confermazione. Per lui c’è stata poi il
momento dei voti nell’ordine religioso a cui appartiene e, infine, l’ordinazione
sacerdotale. Ora, come un altro passo dello stesso cammino, la promessa come
adulto scout. Ciascuno deve vivere il proprio battesimo, vale a dire il proprio
impegno di appartenere in qualche modo a Cristo e di testimoniarlo con la
propria vita. La promessa ha senso perché si intende la propria vita
all’interno di un progetto di fede e di servizio.
Esempio dell'accoglienza culinaria
Un pellegrinaggio come questo ci ha fatto capire che è
possibile vivere questa realtà se ci si aggancia al cammino di un gruppo. In un
tempo di come il nostro in cui i gruppi e le associazioni sembrano vivere un
momento di crisi occorre comprendere che l’appartenenza ad un gruppo non va
vissuto come una limitazione delle proprie possibilità, come trovarsi rinchiusi
in una gabbia o inquadrati in riti e regole che non ci siamo dati noi, ma come
un’opportunità di mettere a fuoco i propri doni. Precisamente assieme ad altri
fratelli e accettando di camminare verso gli obiettivi e gli ideali che questo
gruppo ci propone. L’adulto è la persona che sa vivere e cogliere il valore
delle proposte che gli vengono offerte, sapendole osservare e far proprie come
opportunità di crescita.
Foto di Silvana
Abbiamo poi partecipato all’Eucarestia nel santuario. Don
Claudio era tra i concelebranti ed ha avuto così modo di presentarci
all’assemblea. Altro momento di visibilità e di testimonianza che abbiamo
vissuto con una certa trepidazione.
Alle 18.30 abbiamo fatto ritorno a Caldiero in treno,
percorrendo in meno di mezzora, la strada che abbiamo fatto all’andata in un
giorno e mezzo.
Stefano Costa